Intervista al Maestro Maurizio Maltese:La Scherma Jonica parte 2

...inizio seconda parte (per la prima parte clicca qui)

  • Che storia c'è dietro questa scherma? Chi la praticava?

Le popolazioni dell’area jonica  hanno una tradizione culturale e guerriera molto antica. Per secoli usi e costumi si sono tramandati in assoluta segretezza, il riserbo e l’amore per la conservazione sono le caratteristiche  fondamentali delle suddette popolazioni, soprattutto di quelle calabresi. Basti pensare che nell’area cosiddetta grecanica si parla ancora il greco che veniva usato nel periodo della Magna Grecia. Le terre dell’attuale Calabria sono state abitata da Aschenazi, Ausoni, Enotri (Itali, Morgeti, Siculi), Lucani, Bruzi, Greci e Romani; nel Medioevo da Bizantini e Normanni; poi, ebbero contatti stretti con il Regno di Napoli, Angioini e Aragonesi. Scontri con ottomani e più tardi con i piemontesi. La battaglia nel corpo a corpo, l’abilità nelle imboscate  e negli scontri individuali e di gruppo si perfezionò in tempi recenti col fenomeno del brigantaggio. Il brigante era un ribelle che vivendo alla macchia, combatteva le ingiustizie commessa dai ricchi verso i poveri, dai governi verso il popolo. Presto il fenomeno si diffuse così tanto che i piemontesi  nel periodo della neonata unità d’Italia, dovettero impiegare risorse ingenti e mobilitare diversi reparti dell’esercito per combattere quelli che potevano essere focolai di una rivolta senza fine. Ma la guerra non si vince solo con le armi. Iniziò dunque una campagna denigratoria contro il brigante associandolo alle organizzazioni criminali che si erano diffuse nel reggino (Camorra prima, poi Ndrangheta). Questa associazione era gradita anche ai criminali stessi che, sempre alla ricerca del consenso popolare, si ergevano, falsamente, a paladini del popolo. Oggi questa confusione di ruoli tra briganti e camorristi (o se preferite ndanghetisti) si perpetua anche tra il popolo che vi risponderà che l’uomo d’onore è colui che li aiuta in momenti di difficoltà.  Dunque se quel brigante era un delinquente allora lo era anche il personaggio di Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Che riscattava gli ultimi dalla repressione dello straniero e che imponeva leggi ingiuste vessatorie e passava anche per colui che portava la civiltà. Tornando a ciò che a noi interessa di più ovvero l’arte marziale locale, va da sé che, con tali attività sopra descritte conoscere la scherma era una fondamentale per la sopravvivenza stessa. Se pensiamo al periodo storico dell’’800 in cui le armi da fuoco avevano un importanza relativa, l’assalto all’arma bianca, coltello in primis, era il punto di forza di qualsiasi guerriero. Per combattere nel corpo a corpo era necessario l’addestramento e dunque un maestro ed una scuola. Nelle fitte ed impenetrabili foreste delle Serre Calabresi fiorirono scuole segretissime alle quali nemmeno le popolazione locali più vicine potevano aver accesso se non espressamente invitate. Le scuole malavitose hanno copiato, quando e dove hanno potuto, il “modus operandi” dei briganti. Spesso senza riuscirci. Del resto il seme della ribellione era nel DNA dei popoli del Sud lo hanno dimostrato reagendo contro i romani e appoggiando il mitico Spartacus nella sua ben nota ribellione.

  • Come è sopravvissuta la scherma in questo contesto? 

Allora il fenomeno del brigantaggio, con un inesorabile diminuendo, si è spento lentamente, al contrario le organizzazioni criminali presto sono diventate parte del potere. Potere che ha sempre saputo approfittare della rete organizzativa che le società segrete potevano offrire. Lo hanno fatto con Garibaldi e poi con lo sbarco degli americani nell’ultima guerra.  Forti di nuovi e potenti appoggi le società criminali hanno fatto carriera uscendo dai confini locali per avere come teatro di azione il pianeta intero. Tra i briganti troviamo il senso dell’onore, della spartizione col popolo della ricchezza recuperata, dell’arte verace di combattere con orgoglio, caparbietà e incredibile abilità nella scherma. Nelle organizzazioni della Ndrangheta appena è stato possibile si e passati dai coltelli, alle pistole, al kalaniskov, alle bombe arrivando pian piano, a pilotare la grande finanza internazionale.

  • Che caratteristiche ha?

Possiamo addirittura aggiungere che nella scherma Jonica ci sono secoli di storia e di pratica che la rendono più completa ed esaustiva. Si pensi che si lavora col il coltello diritto tirando di scherma nel senso classico, col coltello rovesciato “a gioco stretto” con prese, leve articolari, disarmi, sgambetti, proiezioni al suolo,…

Si usano dei sussidi come la giacca, il cappello, la cintura, il sasso, il bastone, il foulard, si apprendono astuzie, trucchi strategie che risalgono al periodo della magna Grecia. 

Faccio una degressione curiosa. Il più grande pugile e lottatore del mondo greco era Milone di Crotone (in Calabria), e non dimentichiamo l’altro crotonese d’eccellenza Pitagora (quello del famoso teorema) che era pugile e ottimo allenatore. Così come non esisteva al tempo differenza tra lavoro intellettuale e fisico, anzi si pensava che l’uno aiutasse l’altro, non esisteva neppure una rigida differenziazione tra le discipline a mano nuda e quelle con le armi soprattutto quando non si trattava di una competizione ma di uno scontro reale. (per approfondire leggi l'articolo Pancrazio)

  • Esiste una divisa della scherma jonica ?

Inizialmente non esistevano divise particolari, si duellava in amicizia, per onore o per il divertimento del paese con l’abito quotidiano: pantaloni, camicia, gilet, giacca e cappello. Le scarpe classiche, con la suola e i lacci rappresentavano un impedimento soprattutto su alcuni terreni a causa della facilità con cui si poteva scivolare, non erano certo le moderne scarpe da Outdoor con un grip studiato per far presa sul terreno, eppure, si imparava ad arrangiarsi.

Nella pratica odierna abbiamo la fortuna di poter indossare una comoda divisa: pantaloni neri con moderne scarpe ginniche sempre nere e la maglietta di color vinaccia su cui sono impressi due stemmi: il primo sul petto il secondo sulla manica. Su quest’ultimo indumento, la maglietta, spenderemo due parole in più. Il colore è vinaccia ovvero il colore del vino in onore alle prime popolazioni che abitavano la Calabria chiamati Enotri ovvero che coltivavano la vite

“In greco antico la parola Oinotron indica un palo di legno a sostegno di una pianta di vite. Un sistema di allevamento ancora in uso soprattutto nell’area del Pollino lucano principalmente in piccole vigne ad uso domestico.

Oinotron sarebbe stato tanto peculiare di questa zona dell’Italia meridionale da indurre gli antichi colonizzatori Ellenici a coniarne il nome geografico sulla base di questa caratteristica.

Se il sistema di allevamento italico della vite fosse stato uguale a quello Greco, probabilmente lo si sarebbe assimilato all’Ellenico.” 

  • questo simbolo cossa ritrae?

Il simbolo sul petto della nostra maglietta ritrae una duellante in una posa sul ginocchio, caratteristica della suddetta scherma. Il corpo stesso della figura è la stilizzazione di J di Jonica Fencing ovvero Scuola Jonica di Scherma Corta. Sulla manica invece compare il misterioso ennegramma diffuso dal mistico Gurdjeff agli inizi del secolo scorso e, sembra di provenienza Sufi, oppure, come ormai molti credono, ancor più antico  risalendo fino alle civiltà Mesopotamiche. 

  • Quindi questo con la Calabria cosa c’entra? 

Se prendiamo il testo di Don Richar Riso “le Nove Personalità” (basate sull’Enneagramma) ed anche il libro Enneagramma di Eric Salmons. Entrambi citano Pitagora mettendo il mistico filosofo in relazione con questo antico simbolo. Anzi possiamo dire qualcosa di più, nel secondo testo sopra ricordato scopriamo come Pitagora, formatosi a Babilonia e Tebe, abbia concentrato tutto il suo sapere in dieci segni. L’Ennegramma è il nono dei dieci diagrammi pitagorici. Il nove è l’ultima tappa dell’evoluzione dell’uomo poiché il dieci rappresentava Dio stesso.

Pitagora edificò la sua scuola nella città della Magna Grecia proprio a Crotone (Calabria) da dove diffuse il suo sapere.

Dopo anni di assoluto oblio la cultura ionica colta e guerriera è finalmente pronta per il suo riscatto.

 

Una chiacchierata marziale, che si tira dietro tantissimi concetti, curiosità, storia e tanta voglia di ancora chiedere. Chiedo al maestro nuovi incontri pre approfondire altre tematiche. Nella speranza avvenga lo saluto con profonda stima.

 

 

 

 

 

 

 

 

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