Cosa vogliamo insegnare ai nostri figli?

 

Sono reduce da un pomeriggio di ordinaria follia su un campetto in mezzo alla natura più bella di fronte al golfo di Camogli ospitante una partita di calcio tra "pulcini" leva 2006.
 
Pulcini in balia di un "allenatore" che sta continuamente due metri dentro al campo ad urlare di far goal, non sbagliare un passaggio, aggredire la palla ai poveri intimoriti pulcini. Una evidente "ingiustizia" lo farà esplodere.
 
A suo modo di vedere, a questo "responsabile della leva 2006", viene ingiustamente non concesso un fallo a favore dei suoi pulcini; l'uomo inizia ad insultare una aiutante minorenne seduta sulla panchina dei "pulcini avversari".
 
Si scatena una zuffa da far West tra i due "responsabili delle rispettive leve-scuole calcio 2006".
 
I dieci "pulcini in campo" sono attoniti e ormai completamente dimenticati dalla rabbia esplosa per il fallo non dato. Volano insulti. 
 
Mi permetto di urlare dagli "spalti" di smetterla, vergognarsi, ricordarsi dei "pulcini in campo" terrorizzati, immobili, senza speranza, violentati nella loro genuinità e voglia di esprimere se stessi giocando con tutta la gioia possibile... Una "signora" gallina di un pulcino in campo mi urla in faccia: «Lei non conosce, lei non sa che uomo è il nostro allenatore»; rispondo «Posso solo immaginare visto cosa sta esprimendo». Ma il peggio non è ancora arrivato.
 
Un dirigente scende in campo è urlando più degli altri riporta alla realtà "l'uomo che nessuno sa cosa è".
 
Ora che tutti fanno finta che non sia successo niente i "pulcini" sono costretti  a riprendere a "giocare".
 
Alla fine un povero"pulcino" dell'allenatore che "sapesse che uomo è. ...." fa un'autorete. Destino vuole che la palla esca da un buco nella rete: è il delirio! Dietro di me i genitori esplodono contestando il gol.
 
È tutto gravissimo: non è sport, non è educazione, non è ricreazione: è l'orribile incubo della realtà di 16 bambini in balia dell'adulta follia umana in cerca di un riscatto dai propri palesi fallimenti della vita di tutti i giorni. In balia di un allenatore che ad ogni goal fatto gode e subito muore; un anti-educatore che al temine vince la partita ma non ha vinto nulla. Io lo invito a dire ai bimbi che hanno vinto, ma che devono sentirsi LIBERI DI GIOCARE SENZA CONTARE GOAL E RISULTATO COME IN TUTTI I PAESI CIVILI.
  
Dagli spalti mi danno del matto, mi insultano, mi provocano; mio figlio mi guarda e mi indica con il pollice in su che ho ragione.
 
Alla fine tutti contestano il risultato, i pulcini escono tristi e bagnati dalla vergognosa dimostrazione di adulti persi nella propria vita squallida dimenticando che stanno rovinando infanzie che meriterebbero solo rispetto e la possibilità della libera espressione della loro naturale e sana voglia di GIOCARE. 
 
Un pomeriggio di ordinaria italiana calciofollia che si ripete ovunque in ogni angolo marcio del nostro paese.
 
A cosa serve l'educazione scolastica, il lavoro dei docenti - soprattutto quello dei docenti di Educazione fisica - se poi questi bambini devono subire le angherie di allenatori e genitori impazziti?
 
 testo, preso da EDUSPORT, di Giovanni Tommasini

foto da www.as-sancolombanocalcio.it

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